Il portfolio che ho deciso di inviare per partecipare al concorso “Lo scatto che non c’era” è costituito da una serie di fotografie che sono state scattate durante quelle ultime settimane. Settimane nelle quali tutti stiamo cercando di riprendere possesso di quella che era la nostra esistenza, cercando di ristabilire un’apparente normalità. Apparente perché ogni attimo risulta essere (ora più che mai) precario. Mi è sempre piaciuta la fotografia ma dopo il lockdown ho iniziato ad osservare le persone con un “nuovo sguardo” provando a cristallizzare momenti di “non trascurabile felicità” altrimenti destinati ad essere dimenticati. Il filo conduttore di tutto il portfolio è quindi un sentimento di empatia che lega chi guarda la fotografia al soggetto ritratto, empatia che nasce dalla sincerità e dalla purezza della persona ritratta che non si mette in posa rivelando così la propria autenticità nell’espressione delle sue emozioni. Le emozioni diventano così quindi vettore di comunicazione universale che prescinde da ogni ideologia proprio in virtù del fatto che possono essere condivise da tutti. Kurt Vonnegut sostiene che “lo scopo della vita umana, indipendentemente da chi la controlla, sia quello di amare chiunque si abbia vicino” ed è quello che ho provato a trasmettere attraverso queste foto. “Le cose più belle non possono essere viste né toccate. Bisogna sentirle con il cuore”. Io queste foto le sento, spero tanto le sentiate anche voi e se la risposta è affermativa allora significa che sono riuscita a catturare un’emozione.

Scopri di più sulla fotografa e i suoi progetti: Carlotta Bruzzi (Instagram)